Weekly Playlist N.04 (2022)

 

Ad un mese esatto dal nostro primo incontro datato 2022, gli eventuali newcomers appena entrati tra i proseliti di Pagan Storm Webzine avranno già preso confidenza con tutte le amenità racchiuse nel putrescente contenitore del giovedì tra specialità inedite, celebrazioni doverose e consigli che male non fanno mai. Le nostre playlist non hanno dunque più segreti se non le stesse magnifiche tracce presenti al loro interno, e per presentarvele in maniera un minimo stuzzicante occorre impegnarsi a fondo cambiando talvolta tattica – partendo ad esempio, come faremo oggi, dagli attesi anniversari anziché dalla cronaca solitamente da prima pagina.
Dopotutto, in testa alla processione di anime peccatrici di questa settimana figura il violaceo blu di I Det Glimrande Mörkrets Djup”, emanante atavico odio svedese non solo dalla tonalità cromatica dell’artwork ma pure dagli sbalzi melodici e quasi-folkloristici di “När Helvetet Kallar”, un’arte in cui i Sorhin eccellevano tanto quanto certi colleghi ben più glorificati ogni qual volta se ne festeggi una ricorrenza. L’occasione di passare anche noi dalla parte giusta della barricata aggiungendo tale perla del catalogo 1997 nel nostro bestiario battezzato Darkest Past” si ripresenterà presto, come si è ripresentata puntuale l’opportunità di parlare di Andacht” e dei qui ormai iper-(ma-mai-over-)rappresentati Lunar Aurora: mossa alquanto furbetta quella di riempire nuovamente il palinsesto con un altro estratto dallo stesso disco ora analizzato secondo le giuste procedure, lo riconosciamo, ma visto che qui ormai si ricicla pure il presidente della repubblica ci sembra del resto il minimo goderci la spuma delle onde, il vento salmastro sulla faccia e “Geisterschiff” che rimbalza di continuo tra cuore ed orecchie.
La nave fantasma varata nel 2007 e condotta dall’equipaggio tedesco sbarca infine nottetempo nel tetro porto di Midian”, ma non prima di essere tornata indietro di sette anni per Dio solo sa quale temibile sortilegio; e ad attenderne lo sconsacrato carico non possono essere che i Cradle Of Filth del quarto full-length, feticcio di più di un redattore e del quale non abbiamo affatto voglia di attendere il venticinquennale per inserire “Saffron’s Curse” in scaletta. Servivano le playlist per ricordarci dell’esistenza dei nottambuli albionici? Diciamo solo che uno sprone all’indirizzo della bella musica non è mai sprecato, ma se ci tenete a confrontarvi con roba un pelo meno diffusa potete altrimenti ripiegare di nuovo sulle coste teutoniche e da lì puntare verso le stelle insieme agli altrettanto (se non più!) sinfonici Obsidian Gate del debutto The Nightspectral Voyage”: gioiello classe ’99 ancora troppo poco rimembrato dalle masse e qui fotografato in sesta posizione nel corso del suo sesto ed ultimo atto “Invoke The Dragon-Constellation” (ma il cui ascolto integrale è assai raccomandato a chi cerca un’ora di vero incanto sonoro).
Al vetusto full d’assi calato in partenza dalla redazione seguono sei granate appena uscite dalla fabbrica, anche se un paio di esse non danno vere e proprie anticipazioni ma riaprono invece cicatrici dai combattimenti disputati nell’insanguinato fuoco incrociato del 2021. Magari un po’ ed ingiustamente bistrattato per la sua infausta condizione di mini messo in commercio nel bel mezzo della volata finale, Dark Italian Art” della congrega Selvans continua tuttavia a girare nei nostri lettori a cadenza continuativa, forte di quella malefica fantasia narrativa che ci fa attendere con rinnovato ottimismo la terza prova maggiore al momento in lavorazione – e con autentico terrore il giorno in cui “Verrà Corvo Morto”. Dura giusto cinque minuti in più (col risultato che manco l’infallibile Metallum riesce a stabilire se sia un EP o meno) Azote”, raccolta di tre inediti firmata dal progetto tedesco Monarkh già chiacchierato nel 2019 sull’onda della valida opera prima Fosfor”. Ora, noialtri al buon Fyrnd ci vogliamo bene assai, ma ammettiamo che si fa fatica ad approcciarsi ad un’uscita simile quando il Nostro ci ha appena sconvolti col VII – Kenoma” sganciato lo scorso anno dai suoi Fyrnask sotto gli applausi scroscianti del sito (indovinate quale); ecco quindi tornare dal recentissimo passato “Dauðvána” -in attesa che su YouTube venga messo un nuovo pezzo singolo dal nuovo progetto- così ci si ricorda una volta ancora che il fascino dei migliori dischi moderni non finisce insieme al loro anno di nascita.
Ciò è valso per i numerosi ordigni fatti brillare fino ad un mesetto fa e varrà allo stesso modo per quelli di recente posizionate lungo l’annata in corso, dei quali una quaterna panico-paura ci accompagna oggi per l’ultimo giro di giostra, quello in cui sono le forze fresche della scena a prenderci cortesemente a sberle. Vi abbiamo già messo più volte in guardia dagli insidiosi Heltekvad, tuttavia noi per primi non sappiamo resistere alla proposta asciutta e dritta al punto dei danesi sublimata nel secondo singolo “Eder Og Hæder” estratto dall’esordio Morgenrødens Helvedesherre”, destinato a vedere la luce in data 25 marzo e svoltare così l’anno ai medievisti incalliti. Chi agli spadoni preferisce invece le cartuccere usate provi coi francesini a mano armata Hell Militia, in uscita il venerdì antecedente col minaccioso Hollow Void” e per nulla inclini alla conversazione: quindi meglio mandare in onda “Dust Of Time” e non contrariarli.
Se invece sono i lavori già fatti e finiti che andate cercando nel francamente desolante ed appena conclusosi gennaio allora siamo lieti di confermare che in effetti qualcosa là fuori si è mosso, ovviamente vari metri sotto terra al riparo dalle attenzioni delle folle. Blast-beat a catena e chitarre apocalittiche sono pane quotidiano per il misterioso act statunitense Nocturnal Triumph, di cui è ora ascoltabile per intero il nuovo album omonimo a partire dalla massacrante traccia iniziale “The Hammer Of Immateriality”, mentre il gran finale di puntata vede sotto i riflettori degli Owls Woods Graves incuranti della parentela coi Mgła ed interessati soltanto ai riff e alla ciccia; almeno stando a quanto esce dal sophomore record da poco pubblicato, il Secret Spies Of The Horned Patrician” qui rappresentato dalla tutto sommato classica e gustosissima “Obscure Monastery” ma tutto da scoprire nella sua mezz’ora di minutaggio. Voi del resto avete altri sette giorni da ora, ergo dovreste avere tempo tanto per la musica dei polacchi quanto per quella dei loro compagni di ventura ascoltati oggi, sempre che la letale combo di apertura mentale e festival “musicali” in TV non ve ne porti via troppo.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Sorhin“När Helvetet Kallar” (from I Det Glimrande Mörkrets Djup”, Near Dark Productions 1997)

2. Heltekvad“Eder Og Hæder” (from Morgenrødens Helvedesherre”, Eisenwald Tonschmiede 2022)

3. Cradle Of Filth“Saffron’s Curse” (from Midian”, Music For Nations 2000)

4. Hell Militia“Dust Of Time” (from Hollow Void”, Season Of Mist Records 2022)

5. Fyrnask“Dauðvána” (from VII – Kenoma”, Ván Records 2021)

6. Obsidian Gate“Act VI: Invoke The Dragon-Constellation” (from The Nightspectral Voyage”, Skaldic Art Productions 1999)

7. Lunar Aurora“Geisterschiff” (from Andacht”, Cold Dimensions Records 2007)

8. Nocturnal Triumph“The Hammer Of Immateriality” (from Nocturnal Triumph”, Amor Fati Productions 2022)

9. Selvans“Verrà Corvo Morto” (from Dark Italian Art” (EP), Avantgarde Music 2021)

10. Owls Woods Graves“Obscure Monastery” (from Secret Spies Of The Horned Patrician”, Malignant Voices Productions 2022)

Michele “Ordog” Finelli

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